Ruolo dello stress nel mantenimento e aggravamento del dolore cronico
La maggior parte delle persone, come pure molti curanti, hanno sempre considerato che alla base di un dolore cronico vi fosse un problema o un danno strutturale nel corpo.
In realtà fattori psicologici giocano un grande ruolo nell’esordio e mantenimento di molti problemi psicofisiologici come mal di testa, problemi a carico dell’intestino o della pelle e dolore cronico muscolo-scheletrici. Spesso in presenza di tali problematiche, uno stress psicologico duraturo determina modifiche corporee che poi diventano la causa di sintomi come il dolore.
Allo stesso modo, i nostri pensieri ed emozioni sono molto condizionati da fattori fisici come dieta, attività fisica e sintomi.
Dovremmo concretamente imparare a considerare il sistema mente-corpo come un modello bidirezionale in cui il nostro cervello regola continuamente i nostri visceri e, altrettanto continuamente, i nostri visceri rimandano informazioni al nostro cervello.
Ogni essere umano possiede la capacità di valutare il pericolo e la sicurezza, recentemente per quest’abilità è stato coniato il termine di “neurocezione” .
Quando non rileviamo minacce ci troviamo in uno stato di calma che ci consente di essere in connessione con altri esseri umani, di comunicare il nostro essere ben disposti verso di loro e siamo anche capaci di riconoscere i loro gesti di reciprocità. Durante tali stati di calma, in cui siamo anche capaci di coinvolgerci con altre persone, il nostro corpo gode della preziosa possibilità di venire regolato dal nostro cervello verso l’equilibrio, il benessere, la crescita e il recupero delle energie. Soggettivamente percepiamo che il nostro cuore rallenta, il respiro si fa più profondo e ci sentiamo calmi e rilassati, centrati o piacevolmente eccitati.
Se ci percepiamo in pericolo, il nostro organismo, come tutti i mammiferi, fa ricorso istintivamente ad una modalità primitiva di sopravvivenza: la risposta attacco o fuga. Durante tali stati di minaccia si attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene con la produzione di adrenalina che determina cambiamenti nello stato fisiologico che ci consentono di combattere efficacemente un nemico o di metterci in salvo da un pericolo: respirazione, battito cardiaco, temperatura del corpo e tensione muscolare aumentano. Soggettivamente ci sentiamo in ansia.
Tuttavia se tutto ciò non funziona - non riusciamo ad allontanarci dal pericolo, oppure siamo immobilizzati o intrappolati - l’organismo ricorre, sempre istintivamente, a una modalità di sopravvivenza ancor più primitiva che ci consente di tollerare altissimi livelli di dolore fisico ed emotivo spegnendoci, è lo stato di congelamento o collasso: il metabolismo di tutto il corpo è drasticamente ridotto. Soggettivamente avvertiamo un tuffo al cuore che può rallentare fino a indurre lo svenimento per ipossia, il respiro si fa molto superficiale e il nostro intestino smette di funzionare tanto da avere sintomi digestivi come diarrea e nausea. Una volta entrati in questa modalità le altre persone cessano di esistere, così come noi stessi. La consapevolezza si spegne e possiamo non avvertire più alcun dolore.
Praticamente tutti i cambiamenti fisiologici legati alla percezione di mancata sicurezza possono causare o aggravare un sintomo legato allo stress, se il sistema di sopravvivenza attivato continua ad essere sollecitato per lunghi periodi.
Prima della scoperta del cervello, non vi era nessun colore,
né suono nell’universo e non c’era alcun sapore o
aroma e probabilmente non c’era un senso delle cose
e non vi era alcun sentimento né emozione.
prima del cervello, l’universo era anche privo di dolore e ansia.
ROGER SPERRY
Molte ricerche mettono in discussione l’assunto secondo cui a un dolore cronico alla schiena corrisponda un problema strutturale alla colonna vertebrale, e con sorpresa evidenziano come siano la tensione muscolare e l’evitamento basato sulla paura le vere responsabili per la gran parte dei pazienti.
Inoltre altre evidenze dimostrano l’importanza della componente psicologica nel dolore cronico alla schiena.
Possiamo cominciare a pensare al dolore cronico alla schiena come a un circolo vizioso non molto diverso dall’esordio e mantenimento di un disturbo d’ansia e la Terapia Cognitivo-Comportamentale può aiutare.
Per approfondimenti
Dott.ssa Alessia Sarracini
Psicologa Psicoterapeuta - Frosinone (FR)
Dott.ssa Alessia Sarracini Psicologa Psicoterapeuta
Frosinone (FR)
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Iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio n. 14801 dal 02/04/2007
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)
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