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Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)

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Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC): linee guida per i familiari

  • Dott.ssa Alessia Sarracini
Doc Frosinone

Il DOC può essere un grosso limite, non solo per chi ne soffre, ma anche per parenti e amici. Quante più persone sono interessate tanto più risulta difficile fronteggiarlo. Questo vuol dire che richiede un intervento specialistico e precoce. Familiari e amici possono fare molto e possono essere coinvolti affinché siano una risorsa e alleati della terapia.

Coinvolgimento familiare nel DOC

Alle prese con il disturbo del loro congiunto, parenti e amici cercano di essere d’aiuto, ma spesso, senza saperlo, si trovano invece a rinforzare il DOC!

Il coinvolgimento dei familiari nel DOC della persona che ne soffre può essere di due tipi:

Specifico:

  • Soddisfare continui bisogni di rassicurazione. Mi riferisco a trascorrere molto tempo a tentare di convincere il paziente che per es. non è entrato in contatto con una sostanza disgustosa…che è una persona buona e che non commetterebbe mai azioni cattive verso un altro essere…che non può essere stato frainteso nelle sue intenzioni dal suo capo… che non ha lasciato aperto nessun rubinetto… che non è malato di mente.

    Molto spesso tali rassicurazioni sono superficiali o “bugie a fin di bene” che minano la fiducia nell’altro e pertanto aumentano ancor di più il bisogno di rassicurazione; altre volte le rassicurazioni fornite si fondano su una disputa razionale volta a dimostrare che il dubbio ossessivo è infondato, ma dal momento che il doc non si accontenta di rassicurazioni ragionevoli e pretende invece certezze assolute, molto spesso accade che cercando di convincere il parente che il timore ossessivo è fondato, ci si autoconvinca sempre più del pericolo e il doc peggiori.

  • Aiutare negli evitamenti. Nel caso di un bambino che cerca di evitare la vista di un certo luogo, sua mamma potrebbe organizzare il viaggio in macchina fino a scuola, in modo da non passarvi davanti, anche a costo di fare un percorso bizzarro o molto più lungo del dovuto.

    In presenza di una mamma con un doc aggressivo, i familiari potrebbero riorganizzare  tutta la propria routine quotidiana, affinché non rimanga mai sola con suo figlio... eliminare tutti gli oggetti più affilati in casa…mantenere persiane ben chiuse anche in pieno giorno.  

    In una famiglia in cui un nonno sia affetto da ossessioni di pedofilia, la nonna potrebbe rinunciare anche  a vedere un nipote in modo che il marito non abbia l’ansia di poter abusare di lui.

    Nel caso di un doc da contaminazione, un marito potrebbe decidere di passare al riscaldamento a metano per non avere più legna in casa, sostituire i prodotti freschi con surgelati.

  • Sostituirsi al paziente nei compiti che gli spetterebbero. Nel caso in cui un paziente soffra di ossessioni di offendere, un familiare può prendere il suo posto parlando in sua vece.

    Un familiare può sostituirsi al paziente andando al suo posto in locali affollati, come supermercati o uffici postali, se l’ossessione è poter commettere atti sconvenienti in pubblico…dando da mangiare al suo gatto, se il DOC suggerisce che toccare le ciotole e i croccantini comporterebbe lavarsi le mani per un numero di volte non più tollerabile dalla pelle già danneggiata dai precedenti lavaggi… aprendo per primo le porte perché lui non debba toccare le maniglie.
  • Procurare materiale per le compulsioni. In questo caso il familiare può prestarsi ad acquistare i detergenti disinfettanti per casa e per il corpo, in presenza di un DOC  da contaminazione, candele da accendere davanti a un’immagine religiosa durante un rituale di preghiera.
  • Aiutare a svolgere e assistere ai rituali. Un fratello potrebbe essere coinvolto nelle procedure di chiusura serale delle finestre, sentirsi costretto a guardare sua sorella nell’atto della chiusura, fino a farle un video da poter usare al momento del dubbio. Un figlio, anche a costo di rinunciare alle sue uscite con amici, potrebbe sentirsi obbligato a sorvegliare una mamma che ha paura di lasciare aperto il gas, così da poterla poi rassicurare di essere stato presente al momento dello spegnimento dei fornelli.

Nei casi appena visti, il familiare risponde ai sintomi ossessivo compulsivi coinvolgendosi completamente e colludendo con il DOC: facilitando le compulsioni mantiene e aggrava il problema.

  • Tentare di impedire i rituali, per esempio nascondendo gli oggetti necessari ai rituali, ma anche “supplicando” di cambiare o di impegnarsi. Una supplica addolorata, a breve termine potrebbe anche far cessare il sintomo, ma a lungo termine andrà a sollecitare i vissuti di colpa e a sensibilizzare ancora di più alle tematiche morali, pertanto aumenterà anche la tendenza ad avere dubbi.
  • Rifiutare il paziente. Usando spesso espressioni critiche e sprezzanti come “sei solo un perdente”, “sei un malato di mente”, “se solo provassi a smettere… se lo volessi… ci riusciresti” si risponde ai sintomi ossessivo compulsivo con un atteggiamento di forte opposizione e in tal modo si collide con il DOC.

Anche in questi due casi, sebbene i familiari siano mossi sempre dal desiderio di aiutare, ottengono solo un peggioramento dei sintomi, poiché il DOC si nutre di colpevolizzazioni, sguardi critici e di disapprovazione, di voci alterate dalla rabbia.

Aspecifico:

È piuttosto comune che il DOC attivi nei familiari sentimenti dolorosi di rabbia, impotenza e vergogna, e che tali sentimenti finiscano per alterare i rapporti interpersonali all’interno della famiglia.   Inoltre la famiglia intera si trova spesso “obbligata” a modificare le proprie abitudini.

Dal momento che è fin troppo facile trovarsi senza volerlo ad alimentare il DOC, è importante imparare ad affrontarlo anche per un familiare.

Diventare delle risorse anti-DOC in 5 passi

  1. Accorgersi della presenza del DOC e riconoscerne i sintomi come espressione di una vera e propria malattia, costituisce il primo passo per diventare una risorsa anti-doc. A tal proposito suggerisco a tutti i familiari la lettura di piccoli testi di autoaiuto che chiariscono in modo molto semplice la natura del disturbo ossessivo compulsivo (es. Avrò chiuso la porta di casa, edito da Erickson, e Vincere le ossessioni, edito da Eclipsi).
  2. Riconoscere il proprio coinvolgimento nel disturbo del familiare e l’atteggiamento nei confronti di esso. Le domande chiavi saranno: “sono completamente coinvolto nei rituali e ossessioni di mio figlio…. marito… padre? Cerco in tutti modi di facilitargli la vita? Quanto tempo perdo della mia vita? Cosa provo quando il DOC mi coinvolge attraverso il megafono rappresentato dal mio congiunto?”.

    Se ci si sente intrappolati e molto limitati per i rituali del disturbo del familiare, emotivamente sotto pressione e sempre in ansia, allora si sta colludendo con il DOC.

    Se invece ciò che si prova nei confronti del familiare e delle sue ossessioni è prevalentemente rabbia, allora molto probabilmente ci troviamo in rotta di collisione con il DOC.

  3. Né colludere né collidere. Concretamente, se il DOC è appena agli esordi, i familiari non aiutano nei rituali, non si sostituiscono alla persona che ne è affetta nello svolgimento delle compulsioni, non forniscono continue rassicurazioni, non modificano la propria vita per consentire al paziente di evitare situazioni o cose temute.

    Diverso è il caso se il disturbo è di lunga data e se ci si è resi conto di essere immersi fino al collo nel DOC, l’obiettivo sarà sempre smettere di fare l’aiutante, ma il cambiamento avverrà per gradi e sempre concordandolo con il paziente.

    Per i familiari che tenderebbero a rimproverare, criticare, giudicare e arrabbiarsi, lo sforzo sarà quello di ricordare costantemente quanto si è scoperto: il DOC  è una malattia! Come non si rimprovererebbe mai un congiunto per l’affanno causato da una cardiopatia, allo stesso modo ci si autodisciplinerà quando salirà la rabbia per i sintomi del DOC e ci si asterrà dal metterla in atto.

    I familiari non partecipano ai rituali ma saranno vicini
    ed esprimeranno tutta la calma, comprensione,
     accoglienza, gentilezza e pazienza di cui sono capaci.

  4. Mantenere un distacco dal DOC, il proprio congiunto non è il DOC, ne è solo affetto, pertanto risulta importantissimo distinguere quando è in preda al DOC e restituirgli quest’informazione, ovvero imparare a non andare dietro al disturbo e ad usare un linguaggio corretto, es. “sei in ansia perché il DOC ti sta facendo credere che… ma questa è solo un’ossessione… cosa vogliamo fare oggi? Vogliamo fare qualcosa per te, perché tu stia meglio o vogliamo far espandere il disturbo?” “io voglio esserti vicino, perché ti amo, il mio unico desiderio è aiutarti; ma amo te non il tuo DOC, voglio essere d’aiuto a te, non al tuo disturbo, così sappi che non ti faciliterò nei rituali, questa è la cosa migliore che io possa fare per te!”.
  5. Creare un ambiente di sostegno al processo terapeutico. I parenti possono incoraggiare il paziente a investire energie nella terapia.
    La terapia del DOC si basa sostanzialmente nell’esposizione graduale alle situazioni temute e nella modifica/eliminazione, altrettanto graduale, dei rituali. La costante esposizione e la riduzione dei rituali determinano un abbassamento dell’ansia e una diminuzione delle ossessioni; la famiglia può essere d’aiuto nei momenti di ansia generati dagli esercizi, un esempio di incoraggiamento potrebbe essere “è normale che ora stai in ansia, ma sappiamo che se non ricorriamo ai rituali per farla andare via, andrà via ugualmente e in modo più stabile… domani sarai più forte… ce la puoi fare”.
    Si può essere di grande aiuto anche manifestando apertamente approvazione per gli sforzi fatti e riconoscere piccoli miglioramenti.

È normale attraversare momenti di stallo nel percorso anti-doc, compito delle persone vicine sarà: a) modificare le aspettative circa i progressi nella terapia e tenere in considerazione che il disturbo diventa ancor più prepotente nei momenti di stress, b) evitare confronti tra un giorno e l’altro, c) continuare ad essere fiduciosi e coltivare la speranza.

Dott.ssa Alessia Sarracini
Psicologa Psicoterapeuta - Frosinone (FR)


Dott.ssa Alessia Sarracini Psicologa Psicoterapeuta
Frosinone (FR)

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Iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio n. 14801 dal 02/04/2007
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)
P.I. 02609270604

 

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