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Quando l'immaginazione diventa terapia nella Fobia Sociale

  • Dott.ssa Alessia Sarracini
Quando l'immaginazione diventa terapia

Cos’è la Fobia Sociale?

Secondo il DSM la caratteristica essenziale della fobia sociale è un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a situazioni sociali o prestazionali che possono creare imbarazzo.
Nelle situazioni temute, le persone con fobia sociale, sono preoccupate di rimanere imbarazzate e timorose e che gli altri le giudichino ansiose, deboli, pazze o stupide.
Molto spesso evitano le situazioni temute.
Si può manifestare anche marcata ansia anticipatoria molto prima delle situazioni previste.
Può instaurarsi così un circolo vizioso che determina un atteggiamento cognitivo timoroso e sintomi ansiosi. Tutto ciò può causare una prestazione realmente scadente, o percepita come tale, il che determina imbarazzo ed aumento dell’ansia anticipatoria e così via.
La diagnosi di fobia sociale è appropriata solo se l’evitamento, la paura o l’ansia anticipatoria, interferiscono in maniera importante con la routine quotidiana, con il funzionamento dell’individuo o se la persona presenta un disagio significativo derivante dal disturbo.

Immagini Intrusive nella Fobia Sociale. Una strana prospettiva

Le persone con fobia sociale spesso riferiscono che, nelle situazioni sociali, sono disturbate da immagini negative in cui hanno la tendenza a vedere realizzate le loro paure. Per esempio, le persone che temono di arrossire, possono avere immagini in cui il loro viso è in primo piano e appare più grande e più rosso di quanto succeda in realtà; chi ha paura di sudare può vedere scorrere goccioline di sudore sulla propria fronte isolata dal resto del viso.

Tali immagini sembrano essere legate a ricordi precoci di esperienze sociali sgradevoli in cui i pazienti si erano sentiti criticati, umiliati, intimoriti.

Da un punto di vista clinico esse sono problematiche per diverse ragioni:

  • i pazienti spesso credono che tali immagini rispecchino accuratamente ciò che anche gli altri vedono, e quindi pensano di essere valutati in modo peggiore di quanto accada veramente. Tale credenza tende a mantenere la loro ansia sociale.
  • le immagini negative sembrano motivare i pazienti ad adottare strategie auto protettive (comportamenti di sicurezza), che sono il vero problema, come coprirsi il viso per nascondere il rossore, o rispondere alle domande con una parola per evitare di dire la cosa sbagliata.

Possiamo pertanto considerare tali immagini un importante fattore di mantenimento del disturbo e, se presenti, intervenire neutralizzandole.

Se presenti, come farle emergere?

Una serie di domande sono d’aiuto:

  • qual è stata una situazione sociale in cui mi sono sentito molto ansioso?
  • mi capita di avere delle immagini (anche fugaci come flash) in mente?
  • come mi vedo?
  • queste immagini mi tornano spesso in mente quando sono in una situazione sociale?
  • quando mi sono sentito per la prima volta come nell’immagine?

Intervento in pratica: riscriviamo il passato

Lavorare in immaginazione permette ai pazienti di affrontare ricordi, emozioni, pensieri e sensazioni somatiche su un piano emotivo; consente per esempio di esprimere la rabbia o la tristezza che provano per alcune esperienze vissute in infanzia.

Attraverso i role-playing possono esercitarsi a dialogare con le persone importanti della loro vita, interrompendo i circoli viziosi che vecchi schemi creano a livello emotivo.

Dopo aver individuato con accuratezza le scene oggetto delle immagini intrusive e aver compreso insieme al paziente il loro ruolo, lo si invita a chiudere gli occhi e ad immaginare quella determinata situazione critica come se accadesse nuovamente.

Il paziente, in un contesto protetto e guidato dal terapeuta, ha la possibilità di assistere alla scena da prospettive diverse, a volte come il bambino che era, altre come l’adulto che è diventato; il passaggio da una prospettiva all’altra permette di affrontare emotivamente l’evento vissuto, la creazione di nuovi significati sull’evento e parallelamente l’integrazione della nuova prospettiva.

Il paziente, guardando la scena come da adulto, può identificare più facilmente un argomento che possa mettere in discussione le credenze alla base del disturbo, per assimilarne altre più adattive per il presente.

Per esempio, una persona, che era stata intimorita con prepotenza, può aver dato all’evento il significato “io sarò esclusa perché sono strana, diversa, debole”. Durante il lavoro in immaginazione, può rivalutare l’evento alla luce della raggiunta maturità che, nel presente, le consente di prendere in considerazione anche i motivi che possono spingere gli altri a comportarsi in maniera prepotente, piuttosto che concludere di esserne stata giustamente la causa, come all’epoca dei fatti.

Le valutazioni emerse in immaginazione vengono assimilate più facilmente perché introdotte esplicitamente nei ricordi, come fossero frutto di un’esperienza vera, in un momento in cui i pazienti rivivono gli eventi in maniera controllata.

Da un punto di vista pratico le tecniche immaginative costituisco un valido aiuto in Terapia Cognitivo-Comportamentale in caso di Fobia Sociale:

  • riducono la forza delle credenze negative su di sé
  • diminuiscono l’ansia relativa alle situazioni sociali temute
  • limitano la frequenza e la vividezza delle immagini ricorrenti e quindi il disagio sperimentato

 

Riferimenti bibliografici

Arntz, A., Wertmann A., (1999) Treatment of childhood memories: theory and practice. Behaviour Research and Therapy 37, 715-740

Hackmann et al., 2000. Hackmann A., Clark D.M., McManus F. Recurrent images and earlymemories in social phobia. Behaviour Research and Therapy. 2000; 38:601–610.

Hirsch C.R., Meynen T., Clark D.M. Negative self-imagery in social anxiety contaminates social interactions. Memory. 2004; 12:496–506.

Wild J., Hackmann A., Clark D.M. (2008). Rescripting early memories linked to negative images in social phobia: a pilot study. Behavior Therapy 2008, 39 (1): 47-56

Young, J. E., Klosko J. S., Weishaar M. E. (2007). Schema Therapy. La terapia cognitivo comportamentale per i disturbi di personalità. Eclipsi di Mindgestsrl, Firenze.

Dott.ssa Alessia Sarracini
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